Può sembrare ovvio, la tartare fatta col filetto è un’altra cosa. Così non è. I bovini sono costituiti da innumerevoli parti e alcune di queste si prestano ad esser mangiate triturate, crude ( ricordo ancora piacevolissimamente un centrale di bue battuto a coltello, il pranzo di Natale di qualche anno addietro ). No, un’altra cosa è battere la carne a coltello. Questo procedimento, lungo quanto fantastico nel risultato, è immensamente migliore dell’utilizzo del tritacarne. Elimina fondamentalmente, quella spiacevole sensazione di ovattamento tattile del palato. Io la mia tartare la condisco con: scalogno, cipollotto, cetriolini sott’aceto, prezzemolo, il tutto finamente tritato; un filo d’olio evo e sale grezzo della Camargue.
La vinegrette invece è composta da: un tuorlo d’uovo, senape di Digione del tipo Fine et Forte, olio evo e salsa di soia biologica ( attenzione, non ho scelto la soia bio perché bio ma per il suo gusto meno pungente e leggermente più sciocco ). Emulsionate tutti gli ingredienti per qualche minuto, finchè non saranno più visibili frammenti di senape e servitela, come tutte le salse, sempre a parte.