Non ci sono molti luoghi dove io mi senta a casa, non attribuisco facilmente la definizione di ” isola “, che qui non è da intendere con nessuna accezione negativa bensì con tutte quelle caratteristiche cariche di pathos e di bellezza e di libertà dello spirito, che le isole sole sanno trasmetterci. La trattoria il Belo ( via Castellaro,3 Sala Baganza PR ) è un’isola di immensi piaceri che sanno permeare tutti e cinque i sensi che madre natura gentilmente ci ha offerti al fine di goderci la vita! Si scende dall’auto avvolti dal tiepido silenzio della provincia di Parma, la provincia che inizia a salire in collina, più salubre, meno afosa; si supera il grande patio esterno, che funge da ristorante estivo, e si entra in una casa d’epoca: anche qui nell’ambiente non risuonano moleste voci umane ma tintinnii di stoviglie e coperti. Buon segno in un ristorante! Poi ti siedi al tavolo e conosci Colombo, il proprietario, aspetto da intellettuale e occhi vispi come quelli di fra Cristoforo; ex dirigente ha deciso di allontanarsi dal trambusto dei CdA e dal cappio ben curato a mezzo Windsor per vivere una nuova avventura. Un misto di salumi e sott’oli fatti in casa è irrinunciabile per cominciare, accompagnati dall’immancabile tepore dello gnocco fritto mentre dalle porte a doppio battente che separano la sala dalla cucina iniziano ad esalare i profumi più ghiotti. Il tempo di un calice di Lambrusco e l’antipasto si volatilizza. Arrivano i pezzi forti, i primi della terra emiliana: tortelli in due varianti, di zucca e di magro con erbette. Spettacolari. Ma il vero must è il ragù, cotto lentamente a fuoco basso come solo qui san fare; un ragù così gustoso, così seducente da superare l’idea sensazionale della seta che sfiora la coscia d’una donna, in fatto di delicatezza. Talmente superlativo da far quasi dimenticare la tagliatella fatta a mano e cotta magistralmente che l’accompagna. Si è quasi sazi ma come rinunciare ad un assaggio di prosciutto cotto al forno con i carciofi? Impossibile. E qui ci potrebbe stare una critica sulla cottura della verdura esagerata, decisamente passata ma dopo aver assaggiato quei carciofi al forno dalla consistenza così “moelleuse” ( che in francese significa morbida, pastosa, vellutata, soffice, però tutto insieme ) capisci che tutti questi stellati in tv hanno un po’ rotto e che, in fondo, aveva ragione la nonna! Complimenti, continuate così, avete imboccato la giusta via!
Categoria: Luoghi
Bei posti dove andare e ritornare.
Annecy
All’ombra de’ cipressi…

Forse è meno dura la morte? Si chiede il buon Foscolo nella sua invettiva contro lo spostamento dei sepolcri fuori delle città. La risposta di Ugo è negativa ma io non sono d’accordo, penso che la morte sia meno dura se trascorsa in un bel posto, assolato ed ombreggiato al tempo, colmo di calma e serena tranquillità, dove la vita è più sparuta della non vita, dove il silenzio è la vera parola. E siccome noi moderni non siamo come la ” beata prole ” leopardiana a cui ” inopinato il giorno dell’atra morte incombe “, ben consapevoli infatti che l’attraversare la valle della vita conduca ad un’unica meta, meglio edificare bellezza per glorificare coloro che molti più dei vivi sono! Ricordate, dicono i nostri morti: nous étions ce que vous êtes: vous serez ce que nous sommes!!!
Istria
Vedi l’Istria per la prima volta e ti vien subito da pensare: peccato averla persa. Poi t’accorgi di come le coste siano ancora lineari, non intatte ma ben occupate e fai il paragone con gli ecomostri che popolano i litorali dell’italico paese e il secondo pensiero è: forse è andata bene così! In un’estate qui popolata di bombe d’acqua ( espressione orripilante ) e sparuti turisti qualche cielo azzurro è quasi in grado di farti tornar bambino, avesse fin benefici cromoterapeutici per il raggiungimento della felicità puerile.
Ma quant’è bello andare in giro, per i colli bolognesi…
Un paesaggio spesso può esser simile a se stesso eppure avere un fascino diverso in ogni sua rappresentazione. E’ il caso dei famosi colli bolognesi cantati da Cremonini in una canzone orecchiabile, seppure povera, di qualche annetto fa. Non ero mai stato nel mezzo dei detti colli e posso garantire che sono un luogo amato dalla primavera, come pochi altri. Linee, orizzonti, colori, nubi, sembra tutto lì pronto ad aspettare lo scatto, in posa come una bella donna che sa di esserlo e non se ne vergogna. Perché la bellezza è di tutti e forse dovremmo concentrarci più spesso su di lei e meno sulle storture di questo mondo bieco!
Turismo intelligente: Albugnano e l’abbazia di Vezzolano
Nel territorio ricchissimo della provincia di Asti, a due passi da Torino e dalla sua frenesia di nuova metropoli, c’è ancora una campagna languida e ben curata dalle sapienti mani dell’uomo, in grado di indurre l’animo alla contemplazione. Il colore, il calore ed il profumo della primavera hanno accompagnato una domenica piacevolissima, allietata da una sosta in osteria ( fritto misto e Barbera ) e dalla visita all’abbazia di Vezzolano. Costruita intorno all’anno mille, fregiata d’una caratterizzante bicromia, è dimora di affreschi d’epoca medievale e d’una rarità architettonica, un pontile o jubé, d’epoca duecentesca, che divide la navata centrale in due raccontando, in un meraviglioso bassorilievo policromo, le storie della vergine e raffigurando i patriarchi. Visitabile è anche il chiostro, uno dei meglio conservati di tutto il Piemonte, dove è possibile osservare capitelli scolpiti d’ottima fattura ed un ciclo di affreschi risalenti al XIV° secolo; il tutto assolutamente GRATIS! W l’Italia!
Le tre galline
Che idea meravigliosa. Inizio così, con una frase nominale di lontana memoria, quando a scuola si studiava la grammatica, l’analisi logica e del periodo, con in testa solo l’idea che fosse sabato; si mangia dalla nonna… Che idea meravigliosa poter entrare di nuovo in quel gusto pieno e mai troppo, avvolgente e nascosto ( come la cervella cachée sotto le mentite spoglie della bistecca impanata ma dal cuore ricco e cremoso ), carico di quel sentimento tutto piemontese, come lo era la mia nonna, del voler fare le cose bene, del voler cucinare bene, non tanto forse per amore degli ospiti o non solo: in primis per amore della cucina. E’ sì, perché come ci si nutre è una cosa seria, serissima, e lo sa evidentemente bene chi apre un ristorante fianco al più grande mercato ortofrutticolo d’Europa. Parliamo di un locale del quale si ritrovano tracce sin dalla fine del ‘500, un locale nel cuore della Torino romana, al centro del centro della Torino vera, vicino a Porta Pila, quella Porta Pila, quella che per Gipo l’era na gran festa! Gran festa, come i sapori che vi troverete a meditare, le consistenze ben giocate, i colori, le temperature perfette e una cantina che sa stupire per varietà e prezzi. Alle Tre Galline va decisamente il mio pollice in su, se non l’aveste capito!
P.S. Vi lascio immaginare il carrello dei formaggi…
Il castello della Manta
In occasione dell’annuale giornata del FAI ( Fondo Ambiente Italiano ), mi son ritrovato a visitare il castello medievale che sorge nel comune di Manta, paesino della provincia cuneese a pochi chilometri dalla bella Saluzzo, dove le colline sono prealpi e lo vedi già che stanno per crescere, che non sono addomesticate come nell’astigiano o nel Roero. Il patrimonio paesaggistico, artistico, architettonico e culturale che possiede l’Italia è davvero sconfinato. Tra le sale del castello, passeggiando sopra pavimenti di finto marmo ( una sorta di resina premoderna assai affascinante ), con la testa rivolta all’insù per tentare di carpire ogni singolo dettaglio dei poderosi soffitti affrescati in stile cinquecentesco, l’occhio umano si perde tra un decoro floreale, un carro d’Apollo e una grotesque. Appartenuto alla gloriosa dinastia dei signori di Saluzzo della Manta, che toccò il suo massimo splendore nel secolo XV° sotto i marchesati di Ludovico I e Ludovico II, il castello è stato donato la FAI che ha affrontato ed affronta minuziosi e significativi lavori di restauro, restituendo così al pubblico un incanto che vale davvero la visita.
Incontri
Al Caffé San Carlo in Torino, servono un prosecco dedicato ” Caffé San Carlo ” molto chic che non è un prosecco bensì un metodo classico piuttosto buono! A 5€ al bicchiere ( ca. 20 cl, buona razione ) risulta un ottimo compromesso. Annesse stuzzicherie abbondanti. E la Pimpa che osserva tutti dalle trame del lampadario barocco.