11, solitudini ad alta quota

  
Sono sempre stato attratto dal circo, dagli artisti circensi, dalle loro capacità giudicate da noi ” umani ” come soprannaturali, invece frutto di durissimo lavoro e fermo sacrificio. Queste sono le immagini che ho scattate durante l’esibizione dell’artista Veronica Capozzoli, nella cornice del festival Sul filo del circo. Trenta minuti di testa all’insù, con poca musica ben dosata e molti, profondi, udibili e godibili respiri dell’atleta. Una preghiera laica votata all’innalzamento della condizione umana dal suolo terrestre, con il riconoscimento del fatto ineluttabile per cui più ci si solleva e più si rimane soli. Geniale l’ossimorico utilizzo del mezzo per affrontare l’acesa: la sedia. Simbolo universale della fissità e del riposo qui tramutata in soluzione in continuo divenire, generatrice di movimento, di grazia.

Scatti Leica Q

   
    
    
    
    
    
    
    
   

Grazie a tutti!

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Scriveva il de Sanctis, in un saggio a riguardo del Leopardi ma credo valga un po’ per tutti: ” l’uomo si costruisce a strati, come la terra…” ebbene, cari Sara e Giulio, sono felicissimo di esser stato partecipe alla costruzione di uno strato in più del vostro carattere e della vostra vita più in generale. Grazie a tutti è davvero da dirsi, per la festa, la compagnia, il cibo ma soprattutto per l’amicizia e il rispetto che sappiamo regalarci. Auguri e W gli sposi!!!

Cecily Brown @ GAM

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Certo una cosa è sicura le fotografie non rendono assolutamente giustizia alla meraviglia della forma e del colore di Cecily Brown. Giovane artista di origine inglese è riuscita a pescare nel passato dell’arte contemporanea travalicando, come nessuno prima, l’espressionismo astratto americano degli anni 50 riuscendo a fondere la forza e la perfezione espressiva di de Kooning con l’ostinata desolazione di Bacon. Sono rimasto stupefatto dalla parsimoniosa quantità di colore destinato alla tela bianca, immaginavo di trovare te le assai più materiche. Invece è un velo di colore appena quello che pare danzare nei limiti della tela e che sembra fuoriuscire da essa per venire incontro all’occhio dello spettatore. Una mostra che merita di essere vista fino al 1 febbraio 2015 alla GAM di Torino.

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All’ombra de’ cipressi…

Il monumentale di Torino
Il monumentale di Torino

Forse è meno dura la morte? Si chiede il buon Foscolo nella sua invettiva contro lo spostamento dei sepolcri fuori delle città. La risposta di Ugo è negativa ma io non sono d’accordo, penso che la morte sia meno dura se trascorsa in un bel posto, assolato ed ombreggiato al tempo, colmo di calma e serena tranquillità, dove la vita è più sparuta della non vita, dove il silenzio è la vera parola. E siccome noi moderni non siamo come la ” beata prole ” leopardiana a cui ” inopinato il giorno dell’atra morte incombe “, ben consapevoli infatti che l’attraversare la valle della vita conduca ad un’unica meta, meglio edificare bellezza per glorificare coloro che molti più dei vivi sono! Ricordate, dicono i nostri morti: nous étions ce que vous êtes: vous serez ce que nous sommes!!!

Istria

 

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Vedi l’Istria per la prima volta e ti vien subito da pensare: peccato averla persa. Poi t’accorgi di come le coste siano ancora lineari, non intatte ma ben occupate e fai il paragone con gli ecomostri che popolano i litorali dell’italico paese e il secondo pensiero è: forse è andata bene così! In un’estate qui popolata di bombe d’acqua ( espressione orripilante ) e sparuti turisti qualche cielo azzurro è quasi in grado di farti tornar bambino, avesse fin benefici cromoterapeutici per il raggiungimento della felicità puerile.

Il compleanno di Passuello, festa in Fucktory

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Il compleanno di un amico è sempre un bel momento, se la festa poi la si fa nel suo studio, perché l’amico in questione è un gran pittore, allora tutto è molto più spazioso ed intrigante, uno spicchio di mondo lontano, un pezzetto di New York ricreato ad arte in un seminterrato! Location resa davvero pro dall’illuminazione che Rocco ha regalato al buon Passuello, cadeau davvero superbo. E noi, che il nostro programma era ” un saluto, non facciamo tardi ” siamo rincasati alle sei del mattino. Che dire, auguri Patrick e grazie!

Ma quant’è bello andare in giro, per i colli bolognesi…

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Un paesaggio spesso può esser simile a se stesso eppure avere un fascino diverso in ogni sua rappresentazione. E’ il caso dei famosi colli bolognesi cantati da Cremonini in una canzone orecchiabile, seppure povera, di qualche annetto fa. Non ero mai stato nel mezzo dei detti colli e posso garantire che sono un luogo amato dalla primavera, come pochi altri. Linee, orizzonti, colori, nubi, sembra tutto lì pronto ad aspettare lo scatto, in posa come una bella donna che sa di esserlo e non se ne vergogna. Perché la bellezza è di tutti e forse dovremmo concentrarci più spesso su di lei e meno sulle storture di questo mondo bieco!