Breve riflessione sulle dimissioni di Vierin

Nel mio vivere talvolta avulso dalla società mi capita di arrivare un po’ in ritardo sulle notizie salienti, per quanto concerne la politica della mia amata regione. Devo ammettere che è stato un po’ un fulmine in una giornata di pioggia, come quella odierna, leggere su un quotidiano on-line delle dimissioni presentate ieri dall’assessore all’istruzione e cultura Laurent Vierin. Partendo dal presupposto che le dimissioni di una carica pubblica dovrebbero seguire ad errori commessi dalla stessa, quelle presentate dall’assessore non mi trovano affatto d’accordo per due semplici motivi: il primo l’ho già esplicitato e si può riassumere nell’assunto per cui, se si è convinti di aver svolto il proprio lavoro correttamente, anche se questo non viene riconosciuto, ci si dovrebbe incollare alla poltrona presieduta con ancora più tenacia, cercando di fare ancora meglio, facendo passare il messaggio che si stia lavorando in favore della comunità tutta, perchè si viene sì eletti da una parte di cittadini ma una volta occupato lo scranno si lavora per tutti. Il secondo motivo, forse ancora più importante, è che una dimissione dettata da divergenze di carattere politico lascia carta bianca a chi si trova in condizione di vantaggio per poter legittimare nuovi incarichi a persone più politicamente affini. L’Italia non è nuova a spaccature partitiche e la nostra regione, seppure autonoma, fa parte di questo paese e soffre delle medesime problematiche. Andarsene perchè si viene attaccati è politically incorrect nei confronti di quei 3.950 elettori che in valle avevano espresso una preferenza chiara. Signor Vierin, come lei stesso scrive nel comunicato stampa di ieri, ” pur non condividendo totalmente diversi passaggi politici fondamentali e amministrativi dell’ultima legislatura e pur avendo espresso, anche nel voto, questa mia contrarietà in molte occasioni, ho sempre cercato di portare avanti le decisioni assunte con senso di responsabilità e profondo rispetto per le istituzioni che rappresento ” viene quindi da chiedersi: perchè questa volta non ha deciso di combattere e portare avanti le sue idee in seno alla forza politica di cui fa parte? Personalmente avrei accettato di buon grado le sue dimissioni se fossero arrivate nell’ora della svolta politica, dettata dalla paura e dalla speculazione elettorale, verso destra dell’UV, quello sì fatto grave, che fece rivoltare nelle loro tombe più d’uno dei nostri nonni. Fortunatamente non viviamo, come qualcuno sostiene, sotto dittatura ed essere ” contro ” è ancora lecito e politicamente corretto, forse dovremmo ricordarcelo un po’ più spesso.

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