Il grande zelo

Seneca, che non era un cretino ma forse un poco illuso sì, sosteneva che quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor ( ciò che non proibisce la legge, lo proibisce la vergogna ); ora, vivendo di grazia e fortuna in un paese democratico, ad ogni cittadino è consentito dire la propria sopra l’intero scibile umano, nulla lo vieta tranne appunto la vergogna, l’idea che frena la lingua nelle situazioni in cui ci sentiamo non in grado di introdurci in una discussione semplicemente perché non conosciamo l’argomento trattato; non c’è nulla di male a stare ad ascoltare le alterità che si esprimono, cercando magari di farci un’idea nostra. Il grande zelo è l’opposto di tutto ciò: la fregola adolescenziale che ti fa guardare tutto dall’alto e di sfuggita, che appiattisce il mondo facendoti pensare che solo tu abbia la risposta giusta.

A bocce tutt’altro che ferme ma comunque fredde, ho ripensato alle dichiarazioni rilasciate nella prima intervista della neo eletta deputata pentastellata valdostana che, come primo impegno nel suo mandato a Montecitorio si dedicherà alla modifica dello Statuto dell’Autonomia valdostana! Cara signora, lo Statuto dell’Autonomia è una legge costituzionale, promulgata il 26 febbraio 1948 ( per questo motivo abbiamo corso 26 febbraio in Aosta come in molte altre città della valle) e come tale non può essere modificato a piacere. Il grande zelo ci fa proferire castronerie protetti dall’aura di quelli che ” però si dà da fare “. Darsi da fare non è sintomatico di fare bene, bisogna mettere impegno, intelligenza e amore per ben riuscire in ciò che si intende fare, purtroppo spesso l’uomo non ha la forza, preferendo rimanere senza risposte come il ladro di pane di Henrie Gougaud: vinrent, dice il pane al ladro, les premiers jours d’été, l’armée ferrée des moissonneurs, l’inutilité des prières. Je fus lié, battu, broyé, reduit en poudre sous la meule, noyé, pétri, jeté au four, enfin tiré par mon bourreau hors des braises de cet enfer. C’est ainsi et pas autrement que je me suis fait nourrissant. È così che si diventa ” nutrienti ” per se stessi e per la società, con un processo lento e faticoso fatto di letture, di studio, di incontri, di immersioni nel sapere altrui, fatto di umiltà e di opportunità da cogliere. Diceva il de Sanctis che l’uomo si costruisce a strati, come la terra, io aggiungo che quando mancano degli strati gli edifici inevitabilmente crollano.

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