Piattoforte del pranzo di compleanno del saggio capofamiglia, la faraona così cucinata è ricetta contadina tanto antica quanto semplice. Smembrare l’uccello ed affogarlo un giorno e una notte in vino bianco ( non vi fidate mai di chi vi dice che per cucinare va bbbene pure el vin en cartun, non è vero: pietanza prelibata vuole buon vino, da bere con lei e da bere lei ) io ho usato dell’ottimo Est Est Est, vino di cui consiglio di ricercare la storia. La marinatura va eseguita congiuntamente a carote, sedano, cipolla bianca, alloro, timo, rosmarino, chiodi di garofano e bacche di ginepro. A faraona completamente ubriaca toglietela dal vino, infarinatela e fatela incroccantire da tutti i lati in quella prelibata delizia che nasce dalla panna bovina e prende il nome di burro, io ho usato il demi-sel d’Isigny. Dopo di che trasferite il vino, le verdure ed i gusti nella pentola e fate cuocere il tutto ad andamento lento per una quarantina di minuti ( il tempo è ahimè calcolato su un uccello che mai ruspò ). Cotto il tutto spostate la carne in una ciotola e con la forchetta schiacciate le verdure fino a creare una crema che, assaggiandola, vi farà complimentare con voi stessi. Aggiustate, se necessario, di sale e pepe il sugo ed incorporatevi nuovamente il volatile. Servite caldo vicino a due patatine forno e timo. Dimenticavo, se l’avete, decapitate un Guado al Tasso, sarà il giusto compagno di avventura.