C’è anche chi si vergogna del taglio del trenta per cento sullo stipendio, deciso da Grasso e Boldrini, rispettivamente nuovi presidenti di Senato e Camera dei Deputati. Io condivido l’indignazione. La condivido perchè se una persona svolge la propria attività, di qualsiasi natura essa sia, è giusto che venga retribuita in maniera consona. Se gli stipendi dei politici sono giudicati d’oro è perché essi non sono stati in grado di svolgere la loro funzione nel migliore dei modi possibile, indirizzando questo paese verso sorti ancora da definire.
In uno stato in cui il costo della corruzione è stimato tra i sessanta ed i cento miliardi di euro all’anno, uno stipendio che si aggira intorno ai tredicimila euro al mese è sicuramente fuori luogo. Ma si deve partire dal presupposto che tutti questi danari sarebbero retribuiti proprio per arginare la corruzione, il pensiero di base è: se ti pago tanto non cercherai di rubare. Non è quindi lo stipendio ad essere sbagliato bensì gli uomini che lo percepiscono. Certo è che l’abbassamento di tali stipendi, in periodi di vacche magre, sarebbe un buon atto da compiere in viso all’opinione pubblica. Allora però il trenta per cento non è sufficiente, la riduzione dovrebbe aggirarsi intorno al settanta per cento. Quattromila euro al mese sono uno stipendio più che bastevole a condurre una vita dignitosa. Ovvio, non tutti i parlamentari sono di Roma e allora si potrebbe pensare di dargli un alloggio, non un contributo per l’affitto, un alloggio in case modeste, garrule, letto cucina e bagno ovvero tutto ciò che serva per riposarsi.
L’abbassamento dei salari parlamentari sarebbe quindi un segnale positivo ma ciò che realmente costa a questo paese sono, ad esempio, le più di cinquemila società pubbliche, pagate dai contribuenti, che per il pubblico non producono nulla e arrivano a spendere il novanta per cento dei loro bilanci per pagare gli stipendi dei dipendenti. Strutture che annoverano tra le proprie file venti dirigenti e tre operai! Consigli di amministrazione che fungono da parcheggi dorati per trombati non eletti, opere pubbliche finanziate e mai portate a termine e via discorrendo.
Lo spreco dei soldi pubblici è strettamente legato alla corruzione quindi per combattere lo scialacquamento delle finanze urge in primis una legge che alla corruzione assegni pene esemplari e certe. I corrotti devono essere scovati, i mezzi ci sono, ed espulsi dai pubblici uffici a vita. Non chiederei per loro il carcere, andando così a sommare al danno creato anche il loro mantenimento, ma la restituzione del danno pecuniario che la loro condotta ha prodotto, più gli interessi. E se il ladro corrotto non avrá di che pagare, beh allora lavorerá gratis per la società, fino all’estinzione del proprio debito.