Il rispetto è un’attitudine morale che, di questi tempi, non va molto di moda, lo si sa e lo si vede un po’ ovunque. Qualche settimana fa due adolescenti, probabilmente con troppi soldi in tasca e poche idee per spenderli, hanno ” firmato ” gran parte dei muri e delle colonne di Aosta. Una bravata, è stata definita da molti, sicuramente una mancanza di rispetto e una gran voglia di protagonismo: il brivido nel riconoscersi ovunque, nel sentire la popolazione, i tuoi vicini, i tuoi compagni che parlano di te.
Un interessante discorso tenuto dal prof. David McCollough ai diplomandi di un liceo di Boston, inizia con una frase che attraversa la mente come una saetta, facendo trasalire anche gli animi più annoiati che affollano le cerimonie di rito: voi non siete speciali. Ora, che non fossimo speciali i più e i meno intelligenti tra noi se ne erano già accorti ma ciò che rende speciale la vita umana è il fatto intrinseco che sia fine a se stessa; mi spiego meglio: il mondo degli uomini, sebbene si trovi a convivere col pianeta terra e con tutta la fauna e la flora che lo popolano, è distaccato da questi ed il distacco deriva da un solo, grande fattore che va sotto il nome di storia. La storia del pianeta esiste perché l’uomo l’ha scritta, la storia dell’uomo persiste poiché l’uomo desidera continuare a forgiarla. Solo forgiando la storia, lasciando traccia del proprio passaggio l’essere umano si sente realizzato e mi fermo qui, per non inoltrarmi in vacui discorsi sul senso della vita!
Passo al punto cruciale ben delineato dall’immagine in testa a questo scritto e cioè: il mestiere dell’uomo rispetto all’idolo. Gli idoli esistono perché creati dall’uomo e dalla sua storia ed esistono per due scopi: esser d’esempio ed essere migliorati. Scrivere ” uccidi i tuoi idoli ” sotto la faccia del comandante Ernesto Cheguevara, incollata al corpo di un divoratore di proteine liquide, è una stupidaggine d’effetto che passa un messaggio sbagliato. La storia e quindi gli uomini prendono esempio dagli idoli, cercando di superali, uccidendo i propri padri. Tra l’altro mi domando quanti riconoscano ancora la faccia del ” Che ” ma soprattutto per quanti il comandante possa ancora essere un idolo sebbene, per quanto concerne la sua condotta ideale, dovrebbe esserlo per tutti!
E torniamo al rispetto, perché photoscioppare la faccia di un morto, chiunque egli sia, al corpo di un palestrato, per pubblicizzare delle mutande griffate è, di per sé, una grave mancanza di rispetto ma la faccenda peggiore è instillare nelle mente delle persone il fatto che tutto ciò sia normale; perché se si può ridere di tutto non si può denigrare e usare tutto come se fosse di nostra proprietà. Non è firmando muri o creando collage di dubbio gusto che si afferma la nostra esistenza.