Si è inaugurata, alla presenza delle autorità regionali e di un folto pubblico, la mostra antologica dedicata al pittore, scultore, incisore, Tino Aime. L’artista, nato a Cuneo e adottato dalla Valle di Susa, è maestro sapiente dei toni dell’ocra, del bianco e del nero, chirurgo precisissimo con il bulino, probabilmente uno dei più grandi incisori figurativi viventi oggi in Italia. Bellissime le sue finestre, antiche, curate e affacciate sempre su paesi di campagna assonnati, innevati, candidamente distesi. Paesaggi spesso rotti dalla forza accecante del rosso gratacul, che nei paesaggi invernali delle mie montagne mi riporta alla mente le escursioni con mio nonno. La finestra è un’allegoria, un tema, spesso utilizzato nell’arte, mi viene in mente così di primo acchito Madame Bovary, alla quale Flaubert fa prendere le decisioni più importanti proprio alla finestra di casa. La finestra per la povera Bovary è un luogo di inquietudine, la finestra di Aime è un luogo quasi onirico. Paesaggio irraggiungibile che pure c’è e si vede.