Imperdibile appuntamento annuale al quale, per tradizione, mi reco da più di una decade. Preludio minuto e più umano della sempre meno vivibile Saint Ours di Aosta, la fiera di Donnas è cresciuta migliorandosi di anno in anno. La qualità delle opere esposte ha raggiunto un livello medio tale da far si che quasi non si veda più certa paccottiglia che, solo qualche anno fa, riempiva banchetti che sarebbe certo stato meglio saturare di bottiglie, formaggi e mocette. Il clima della fiera è sempre di festa e spensieratezza, anche in questi bui momenti di crisi… Si spendono due parole con gli artisti, si contrattano i prezzi e si sceglie con perizia la scultura o l’intaglio che possano stare meglio nell’angolo sguarnito di casa. L’acquisto di un pezzo di legno si trasforma in ricordo felice e virtuoso di un istante trascorso in allegria. L’alchimia della fiera mi sorprende sempre. La fiera di Donnas vuol dire anche pausa pranzo alla locanda di Caterina e Silvia, nel centro a Hone. Giusto qui sopra un assaggio, ahimè solo visivo, delle leccornie gustate con grande piacere.