Bossi farfuglia contro Roma farabutta, contro i magistrati, contro il resto della politica; una stanghetta degli occhiali infilata dentro all’orecchio sinistro, segno forse che chi lo curava, ora lo curi un po’ meno ( e forse ne ha curato troppo, male o furbescamente, gli interessi dopo la malattia ). E si torna a parlare di finanziamento pubblico ai partiti. La norma attuale, che fu introdotta dopo la fine della prima repubblica ( si pensava allora di ridurre così la corruzione politica ) si è rivelata fallace, per non dire un obbrobrio legislativo, che ha prodotto una ricchezza, in meno di vent’anni, pari a più di tre miliardi di euro, diventata ingestibile da parte delle tesorerie di partiti vivi o estinti che siano.
Parlando seriamente, io non sono per l’abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti ma è chiaro, da sempre credo, che se esiste un rimborso elettorale di rimborso si debba trattare e nulla più. Da che mondo è mondo i rimborsi tendono a restituire i denari che sono stati spesi e per calcolare i soldi spesi il procedimento è piuttosto semplice: si presentano le ricevute, si esegue una semplice addizione e da essa si ottiene un risultato. La norma ovviamente non prevede questa prassi, si preferisce invece elargire un tot di euro per ogni voto ricevuto alle elezioni. I rimborsi non dovrebbero neppure interessare il cento per cento delle spese sostenute, si dovrebbe stabilire una percentuale chiara da rimborsare e basta. Sarebbe anche utile introdurre regolamentazioni e soglie massime di spesa per ogni seggio, come ne esistono di chiare in Francia, la pena per lo sforamento delle quali, a casa dei nostri cugini, è la perdita immediata della poltrona.
La proposta dell’introduzione del cinque per mille alle forze politiche è, a mio avviso, valida e potrebbe essere la giusta spinta per far sì che i partiti si impegnino fortemente nella seria ricostruzione della loro ormai perduta credibilità. L’antipolitica non mi piace, già Aristotele sosteneva a ragione che l’uomo fosse animale politico, ma non è nemmeno accettabile la deriva prodotta dalla gestione scellerata dei partiti che ha condotto inevitabilmente al malumore diffuso dei cittadini ed al distacco di questi ultimi dalla politica.
Intanto il primo ministro Monti passerà la Pasqua in Medio Oriente. Dopo essere stato in Asia a vendere, si potrebbe dire porta a porta, il nostro debito pubblico ( è chiaro a tutti che gli investimenti in Italia di paesi come Cina e Giappone solo a questo si possano ridurre ) ora una nuova uscita, ben pubblicizzata, fuori dai confini nazionali. Ma il rilancio del paese passa anche dalle terre arabe? Queste azioni sembrano molto l’inizio di una possibile prosecuzione del nuovo premierato anche dopo il marzo 2013. L’Italia non è ancora pronta a riassorbire la politica e questa non è certo ancora in grado di produrre programmi seri e coesi per la gestione del nostro paese.
Gli studenti della Bocconi mi sa che dovranno attendere ancora qualche tempo prima di tornare a lezione da Monti, speriamo non glie ne vogliano!