Molte sono le discipline create dall’uomo per valorizzare e conservare la sua storia, più o meno recente; dall’archeologia al restauro, affidandosi alla storia tout court e ad interventi di recupero filologici o meno. E poi c’è EDO. L’uomo che essendo fuori dal circolo degli eletti ( esseri umani che in qualche maniera potranno lasciar traccia del loro passaggio, almeno fra i propri simili per un lauto o breve lasso di tempo ) non ci sta a non avere la possibilità di incidere lui pure il suo Segno, la possibilità di diventare creatore di genius loci, inteso nel senso profondo di interazione tra luogo ed identità. Può avere torto, Edo oppure ragione, ai posteri l’ardua sentenza, quello che so è che, personalmente, guardo affascinato le incisioni di epoca medievale su monumenti romani tanto quanto le firme degli alpini sul muro del loro antico bar preferito. Abbiamo, come specie, una paura intrinseca del decadimento fisico delle Cose, ne siamo talmente ossessionati da creare materiali talmente innovativi da parer già desueti, logori, stanchi, contorti. Edo no. Edo non ha paura di ciò che si disfà e crolla in rovina, Edo ne prende possesso e la fa sua, quella putrescenza, riportandola forse a vita nuova!