Gnocchi alla parigina al blue d’Aoste

Piatto corposo e sfizioso da dedicare a una persona che si voglia coccolare!

Ingredienti per due persone:

per gli gnocchi

150 ml di panna fresca

150 ml di acqua minerale

120 gr di farina 0

50 gr di burro salato d’ Isigny

3 uova freschissime

Sale, pepe nero e noce moscata q.b.

Per la salsa al bleu d’ Aoste

150 gr di formaggio bleu d’Aoste

200 ml di panna fresca

1 tuorlo dell’uovo

100 gr di parmigiano reggiano 24 mesi

prezzemolo q.b.

Gli gnocchi alla parigina hanno una base di pasta choux ( quella dei bignè, per intenderci ) che al posto di subire la seconda cottura in forno la riceve in acqua sobbollente e salata. Mettere a scaldare in una casseruola la panna e l’acqua insieme al burro, una volta fuso il burro togliere dal fuoco e gettare in un sol colpo la farina setacciata; mescolare con un cucchiaio di legno e rimettere sul fuoco e cuocere il composto per 2/3 minuti. Lasciar raffreddare un quarto d’ora quindi aggiungere, una alla volta, le uova, avendo cura di non inserire un uovo nuovo sinché quello precedente non sia perfettamente inglobato nella massa. Salare, pepare e aggiungere una buona dose di noce moscata ( 1-2 gr ). Mettere a bollire una pentola di acqua salata. Introdurre la massa degli gnocchi in un sac à poche con bocchetta da 1,5 centimetri ( se non si è in possesso di questo strumento si possono lavorare delle quenelles ) e calare degli gnocchi di circa tre centimetri di lunghezza nell’acqua. Sono cotti quando salgono a galla. Depositarli quindi in una teglia imburrata.

Preparare la salsa di bleu d’Aoste mettendo a scaldare la panna in un padellino antiaderente, aggiungere il formaggio a cubetti e lasciarlo fondere delicatamente. Togliere dal fuoco e aggiungere 30 gr di parmigiano; lasciar intiepidire qualche minuto e aggiungere il tuorlo dell’uovo sbattendo con una frusta. Colare la salsa sugli gnocchi, cospargerli del restante parmigiano e metterli sotto il grill del forno per 4/5 minuti. Bon appétit!

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Tortino di alici, patate e pomodori al profumo di masala

Ingredienti per 2 persone:

300 gr alici pulite

2 patate medie

4 pomodorini ciliegino

Olio evo, sale, pan grattato, pepe bianco e masala

Iniziate con lo sbucciare le patate e tagliatele a rondelle di non più di mezzo centimetro di spessore quindi bollitele in acqua salata alla quale avrete aggiunto 2 cucchiaini abbondanti di masala ( il masala è un insieme indiano di spezie, io me lo faccio provate anche voi! ). Oliate una vaschetta di alluminio anche sui bordi e spolveratela di pan grattato, disponete uno strato di alici sul fondo ed uno verticalmente sui bordi, avendo cura di lasciare la parte della coda fuoriuscire di un centimetro o due. Cotte le patate iniziate a formare il tortino: uno strato di patate, pan grattato, sale e pepe; uno strato di pomodorini a rondelle; uno strato di alici e così via sino ad arrivare a filo della teglia utilizzando come ultimo strato le patate. Ora ripiegate sull’ultimo strato le code delle alici che avevate lasciate all’esterno e infornate a 200 gradi per 15 minuti. Buon appetito!

Gratin poco estivo

Ingredienti per 4 persone:

4 patate di media pezzatura

2 zucchine circa 4 cm di diametro

2 cipolle bianche

8 fette di guanciale

200 gr gorgonzola

250 gr panna fresca

50 gr parmigiano grattugiato

Sale, pepe noce moscata

In un pentolino fate scaldare la panna con sale, pepe e noce moscata. Pulite le verdure e tagliatele a rondelle. In una teglia rotonda versare un poco di panna bollente e iniziare a disporre le verdure: prima uno strato di patate quindi un po’ di panna, poi uno strato di zucchine, ancora panna, il guanciale, poi le cipolle e via dicendo fino all’ultimo strato in cui mischierete le patate, le zucchine e le cipolle alternandole. Adagiate fiocchetti di gorgonzola e il parmigiano. In forno 45 min a 240 gradi. Buon appetito!

Scripta manent


Ormai non si sta più passando il limite, siamo ben oltre l’umanamente assimilabile, molto ma molto distanti dalle quattro boiate che si possano sentire al bar, magari dopo qualche prosecco di troppo. Il commento dell’assessore Certan sui vaccini pubblicato l’otto giugno su Facebook è, come direbbe Antonio Conte, agghiacciante. Un intervento simile non è cultura ma non è neppure controcultura, non è nulla se non un vaniloquio complottista degno di incauti pentastellati di inizio legislatura. Il fatto che una donna di governo possa sentirsi in diritto di sproloquiare su un tema che oggi si vuole far apparire come spinoso ma che non lo è per nulla, come quello dei vaccini è, tralasciando l’inconsapevolezza, pericoloso. È di qualche giorno fa la, ahimè, nutrita manifestazione tenutasi in piazza Chanoux dagli ” antivaccinisti “, se mi passate il neologismo nauseabondo, in cui un folto gruppo di genitori e non, con tanto di maglietta gialla ( come la febbre ), si è riunito per far sentire la propria presenza nella società. Ecco, il problema sta proprio qui, nel fatto cioè che queste persone vivano e siano attivamente partecipi della società. Ora: io non ho nulla contro i bonzi, i Vivekananda, gli ayurvedici o i chakristi, ogni persona adulta e in grado di intendere e volere può vivere la propria vita come meglio creda, nel limite del senso che il termine libertà include ovvero, banalmente, che la libertà personale di ogni uomo termina dove inizia quella di ogni altro uomo. Ognuno è libero di fare le scelte che meglio creda si confacciano alla ricerca della felicità, in cui tutti siamo perennemente immersi, compreso l’abbandono della società stessa e delle regole che la contraddistinguono e caratterizzano ma ( ed è un ma fondamentale ) queste scelte possono essere prese solo una volta cresciuti, divenuti adulti e in grado di poter e voler esprimere la propria ribellione non solo per partito preso, non cioè adolescenzialmente. Gli infanti e i bambini devono restare esclusi da questo genere di presa di coscienza proprio perché essi una coscienza formata non l’hanno ancora. Non viviamo in uno stato nazista signora Certan, non c’è nessun dottor Mengele che studi o produca qualche particolare farmaco per il controllo mentale; molto più semplicemente viviamo in uno stato che, nonostante l’infinità di problematiche da risolvere, vuol bene ai suoi cittadini e cerca di proteggerli. Non si capisce bene inoltre cosa l’assessore voglia intendere quando dice: ” […] livello di ” sperimentazione ” … per la quale chi paga può scegliere, chi non ha i soldi no “, si spiegasse meglio per favore.

Iniziare quel post premettendo di non essere contro i vaccini, nè contro la scienza e poi portare a sostegno delle proprie sconcertanti ipotesi complottiste le parole di un massone teosofo da sempre neppure considerato proprio dalla scienza non le servirà granché ad avvalorare il Suo pensiero, oltre ad essere intellettualmente scorretto e un po’ paraculo. C’è un altro aspetto di questa brutta faccenda che mi perplime: la quantità incredibile di commenti favorevoli che il post dell’assessore ha ricevuto. Decine di ” grazie “, ” vada avanti così ” e via dicendo postati sicuramente anche, se non soprattutto, da genitori. Bene cari signori e signore dovete capire che prima dell’avvento dei vaccini si moriva molto facilmente, nei primi anni di vita e oggi non si muore quasi più; dovrebbe essere un concetto di semplice comprensione e assimilazione. È vero che ci sono medici che fanno proseliti sulla pericolosità delle vaccinazioni ma vi ricordo che vi furono medici che tacciarono di eresia il dottor Ignaz Semmelweis quando questi cercava di spiegar loro che se tanti neonati morivano di febbre puerperale era per via del fatto che gli ostetrici non si lavavano le mani. Aggiungo come nota del tutto personale che un Consiglio valle che si rispetti dovrebbe prendere dei seri provvedimenti, nei confronti di tali comportamenti almeno fin quando non verrà istituito il reato di apologia di fesseria!

Gratin dauphinois a modo mio

Ho rivisitato questo classico della tradizione francese, un piatto non certo dei più leggeri ma dal gusto intenso ed inconfondibile. Vi do la ricetta per due persone:

4 patate di media grandezza

2 cipolle bianche

400 ml di panna fresca

100 ml di acqua

100 gr di parmigiano reggiano 

Sale, pepe, burro e noce moscata 

Mondate e pelate le patate quindi tagliatele a rondelle di circa mezzo centimetro di spessore, eseguite lo stesso procedimento con le cipolle; immergete le patate nella panna e nell’acqua mescolate insieme aggiungendo un pizzico di sale e scaldate il tutto lasciando sobbollire per 10 minuti, nel frattempo scaldate una padella antiaderente e arrostite le cipolle, che siano ben abbrustolite così che trasmettano il colore alla salsa successivamente. Trascorsi 10 minuti togliete le patate dal pentolino e adagiatene un primo strato in una teglia da forno imburrata, aggiungete uno strato di cipolle quindi ricoprite con altre patate; versate la salsa rimasta all’interno del tegame su tutta la superficie della teglia. Condite con un pizzico di sale, pepe nero macinato al momento e noce moscata a piacere e spargete il parmigiano. Infornate a forno preriscaldato a 200 gradi per 15/20 minuti e il gioco è fatto. Superbo contorno ad un bell’arrosto o a ciò che più vi piace ma anche eventuale piatto unico: le calorie non mancano di certo! 

E poi c’è EDO.

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Molte sono le discipline create dall’uomo per valorizzare e conservare la sua storia, più o meno recente; dall’archeologia al restauro, affidandosi alla storia tout court e ad interventi di recupero filologici o meno. E poi c’è EDO. L’uomo che essendo fuori dal circolo degli eletti ( esseri umani che in qualche maniera potranno lasciar traccia del loro passaggio, almeno fra i propri simili per un lauto o breve lasso di tempo ) non ci sta a non avere la possibilità di incidere lui pure il suo Segno, la possibilità di diventare creatore di genius loci, inteso nel senso profondo di interazione tra luogo ed identità. Può avere torto, Edo oppure ragione, ai posteri l’ardua sentenza, quello che so è che, personalmente, guardo affascinato le incisioni di epoca medievale su monumenti romani tanto quanto le firme degli alpini sul muro del loro antico bar preferito. Abbiamo, come specie, una paura intrinseca del decadimento fisico delle Cose, ne siamo talmente ossessionati da creare materiali talmente innovativi da parer già desueti, logori, stanchi, contorti. Edo no. Edo non ha paura di ciò che si disfà e crolla in rovina, Edo ne prende possesso e la fa sua, quella putrescenza, riportandola forse a vita nuova!

Desueti angoli di fascino abbagliante

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Ci sono luoghi che risplendono di un fascino ancestrale, antri in cui le muffe, i licheni e l’umidità hanno creato un mondo a sé stante, un universo popolato d’insetti, aracnidi, scorpioni e serpi che non si faranno vedere al passaggio dell’uomo ma che l’uomo avverte come presenza continua. Oggetti desueti, dottrine e lavori perduti si possono incontrare dedicandosi a questa archeologia del minuto, del famigliare. Un grazie a Lino ch’é stato mio Virgilio nell’oscurità viva di queste cantine!

In risposta…

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Aosta è la mia cittá, io sono rimasto qui, a differenza di troppi miei amici e compagni d’infanzia che ora arricchiscono, con la loro simpatia ed intelligenza, altre cittá, spesso altri paesi.
Aosta è la mia cittá triste, la mia cittá vecchia e logora. Aosta, mia povera, è logorata, sfinita da chi non ci vorrebbe vivere, da chi sogna altri lidi pensando, ingenuamente, che nell’altrove si nasconda una sorta di vita più vita.
Io sabato 13 settembre c’ero in via Losanna, ci ho passata la serata con la mia fidanzata e degli amici e ho trascorsa una splendida serata, tra chiacchiere, musica e risate.
Io c’ero in via Losanna sabato 13, c’ero ed ero in strada a godermi l’aria frizzante e l’umanitá nel suo vivace andare verso non si sa dove.
Io non voglio arrendermi e non voglio credere che il mondo sia dei detrattori, dei noiosi e degli annoiati, degl’incontentabili o dei malcontenti, dei viziati e vezzosi, dei morti di sonno e dei pretenziosi.
Recentemente sono stato a Trieste, la cittá che cent’anni fa si fregiava d’una ” scontrosa grazia ” sabiana oggi è città viva e vivace, città in cui ogni sabato sera, ogni locale fa ballare la gente fino all’una di notte e oltre, ed a cimentarsi nel ballo sono generazioni umane varie ed ampie. Puoi vedere il pensionato danzare con la studentessa e divertirsi, con gli occhi animati da una nuova scintilla, un’idea inarrestabile: che la vita non finisce nella vecchiaia perchè tu sei qui e la vita esiste e tu sei tu e te la puoi godere, parafrasando Whitman.
Io parlo ai lamentosi, agli estenuati, ai fuggiaschi ed agli estranei alla vita: non perdetevi in chiacchiere, non lasciatevi condizionare dalla voglia di ponderose prolusioni ma uscite e dimostrate a voi stessi che si può camminare senza l’ombrello una volta ogni tanto per capire che la pioggia bagna ma è piacevole e che il sole torna sempre ad asciugare ed è piacevole altrettanto!
Io mi chiamo Francesco Corniolo e questo è ciò che penso!