Mi sono sempre interrogato su come si possa realmente conoscere una città. Basta girarla? Osservarla dal basso verso l’alto? Entrare in ogni portone aperto per curiosare? Credo si possa e sia normale essere stranieri in terra straniera ma che non si possa e non si debba mai essere estranei. E per non essere estranei bisogna aver passione, come il Marco Polo delle città invisibili anche noi viaggiatori abbiamo il nostro Kublai Khan al quale descrivere i nuovi luoghi scoperti, fosse anche solo un’azione rivolta a noi stessi, alla nostra fallibile memoria. In questo video vi porto in giro per la capitale culturale polacca per mostrarvela come la vedono, ogni giorno, avvocati, massaie, elettricisti, impiegati o macellai che si recano a lavoro o a casa loro utilizzando i mezzi pubblici.
Categoria: Luoghi
Bei posti dove andare e ritornare.
Casa Scaparone
Ho già parlato, in un post di qualche mese fa, di cosa sia per me L’isola. Nella terra grassa e gravida del Tanaro, ad un tiro di schioppo da Alba, in una frazione minuta di quello sterminato paradiso che va sotto il nome di Langa c’è un agriturismo: casa Scaparone. Un luogo fatto di cascinali d’un tempo, edere, legno, cocci, profumi, vigne, arredi estemporanei, buon cibo e buon vino. Ciò che metterete in bocca in quest’isola aggraziata è praticamente tutto autoprodotto, dalle farine al Nebbiolo. Come sempre poche parole e molte immagini.
Agriturismo Casa Scaparone: Località Scaparone, Alba CN
0173 33946
Krakòw
Sempre una sorpresa. Viaggiare ad est è sempre una piacevole sorpresa. Mi era già capitato qualche anno fa visitando la repubblica Ceca, Brno mi aveva affascinato e stupito per la sua pulizia, per il rigoroso contegno dei suoi abitanti, per le sue architetture… Stesse identiche sensazioni che mi ha saputo trasmettere la polacca Cracovia, città di un Papa recente ( se non sapete chi sia, vi stimo! ), capitale dello stato per più di cinquecento anni, martoriata dalla seconda guerra mondiale prima, dal comunismo poi, ricchissima di capitale storico ed umano. Ho avuto il piacere di parlare con un polacco a cena, Marek, che mi ha spiegato alcune cose come ad esempio che un lavoratore guadagna in media trecento euro circa al mese, che i polacchi non ci pensano proprio ad adottare l’euro prima dei prossimi dieci anni ( e con un’economia in crescita come la loro vorrei vedere ) e che se nel centro storico talvolta si vedono case non ristrutturate, non si deve pensare che non ci sia la volontà di ristrutturarle, è che quelle case sono case contese tra chi le abita da più di sessant’anni ed i nipoti dei vecchi proprietari, sterminati nel vicinissimo campo di Auschwitz. Ecco perché esistono le giornate della memoria e i musei come quello dell’ex fabbrica di Oskar Schindler, perché i danni recati dal folle sterminio nazista, ancora oggi, riescono a fabbricare tristezza tangibile. Tornando a Cracovia che posso dire, centro storico ricchissimo di chiese, di parchi, la collina del Wawel col suo castello male affrescato ed il suo immancabile drago, il ghetto ebraico ormai quasi indistinguibile dal resto, belle piste ciclabili lungo la Vistola, quartieri residenziali affascinanti non battuti dal turismo e costellati di inspiegabili vuoti urbani e Nowa Huta il quartiere/città che Stalin fece costruire in due, dico due anni per i lavoratori della vicina acciaieria: architettura rigorosa, parchi e strade tirati a lucido e molti anziani che se la raccontano sulle panchine. Da vedere senza il timore di farci malaugurati incontri! Piccola postilla sul cibo, non stupitevi del gran numero di ristoranti italiani, la cucina polacca è gustosa e varia ma la sua costante è l’aglio, che viene usato anche per condire le insalate: dopo un paio di giorni sentirete il bisogno di uno spaghetto pomodoro e basilico. Ora come sempre, la parola alle fotografie.
San Sebastian ovvero Donostia
Guggenheim Museoa Bilbao
Che dire, al museo Guggenheim tutto ti sembra arte: basti pensare che la foto qui sopra potrebbe tranquillamente essere un Gerhard Richter del periodo delle campionature di colore e invece son le piastrelle dei bagni! Edificio mitico ed imponente, probabilmente una delle nuove meraviglie del mondo, impossibile da realizzare, fatto di calcestruzzo, titanio, acciaio e vetro, vero simbolo della creatività moderna e totalizzante. La collezione è quel che è, non è molto ricca anche se qualche bel pezzo lo potete vedere sebbene esposto senza molto criterio ( nella stessa stanza, uno di fianco all’altro, trovate Jannis Kunellis, mito dell’arte povera italiana, anche se greco, e Anselm Kiefer potente pittore della storia che ai grandi artisti piace poco ). Una bella mostra di David Hockney purtroppo in allestimento, e un’altra realizzata con parte delle collezioni de La Caixa, banca catalana e del MACBA Museu d’Art Contemporani de Bacelona con nomi quali Tapies, Barcelò, Ernesto Neto, Damiaàn Ortega ed altri meno conosciuti. In ogni caso, collezione o no, la visita è d’obbligo per ammirare le meraviglie architettoniche che ogni superficie del Guggenheim sa regalare, i controcampi azzeccatissimi di materiali e prospettive, le pendenze delle pareti inusuali, le passerelle, gli ascensori di vetro, tutto è un’esperienza unica. Come unica è l’esperienza di affrontare l’installazione permanente The Matter of Time ( Una questione di tempo ) di Richard Serra. L’avevo già vista in internet e su varie riviste specializzate e avevo pensato: che cagata pazzesca… ma come tutte le cose, anche l’arte non può esser giudicata se non ci stai fisicamente davanti, anzi in questo caso, dentro. Trattasi di immense costruzioni, ellittiche, a spirale o lineari, in acciaio pesantissimo dentro le quali ci si può e ci si deve addentrare, con la stessa cautela di chi cammini sulle uova. Si scoprirà al loro interno un universo parallelo di echi surreali e pareti che paiono inseguirti o allontanarsi da te, lasciandoti alla fine un senso di mal di mare e la consapevolezza di essere un privilegiato nell’aver provato sensazioni così uniche.
Bilbao
Quattro passi per Bilbao che, con i suoi trenta gradi in maggio, ci accoglie radiosa e linda come una città svizzera. Tra le sue ruelle, nei suoi vialoni sempre pistaciclabilizzati ( sintomo di grande intelligenza politica ), in metropolitana, sugli autobus, tutto è regolare e pulito: ti viene voglia di viverci; perché una città che rispetta i ciclisti è la vera città del futuro. I tram scivolano nelle strade su verdi tappeti erbosi che sembrano il campo di Wimbledon, gli anziani fanno la loro passeggiata a bordo del rio, i giovani corrono, skeitano, giocano a hockey da strada, mangiano e bevono birra… Non c’è rumore nonostante ci sia traffico: non ho mai sentito suonare un clacson. Tra il casco viejo e l’antica zona portuale, un tempo popolata di camalli e prostitute, riportata a nuova vita con un progetto di ristrutturazione globale, incentrato sulla CULTURA, è bello passeggiare e perdersi tra un’architettura neoclassica e il grattacielo postmoderno, tra i marciapiede curati ogni ora e le piazze di fontane e schizzi. Che dire: AUPA EUSKADI!
Girona
Gerunda, nome romano dell’attuale Girona, che già fu Gerona quando, come qui in valle in epoche funeste, si cambiavano i nomi, è una città di quasi 100.000 abitanti. Zoccolo duro delle terre catalane seppe resistere alla morsa francese e castigliana conservando le sue tradizioni: qui si parla catalano! a differenza della più cosmopolita Barcelona. La cattedrale di Santa Maria, la cinta muraria quasi interamente percorribile e in grado di rivelare scorci incredibili sulla città, i suoi parchi tranquilli ed ombreggiati dove trovar ristoro nella canicola estiva, le viette, i bagni turchi, i tantissimi ponti sull’Onyar, il ghetto ebraico, lo splendido romanico della chiesa di San Feliu, son tutti luoghi che dovrebbero essere visitati almeno una volta.
Il presepe
Ebbene lo ammetto. Il Natale è, per quanto mi riguarda, il periodo più bello dell’anno. E non c’è Natale che si rispetti senza il rito, tanto antico quanto avvincente, della costruzione del presepe. Un lavoro ingegneristico. L’atto stesso di iniziare un lavoro, con nella mente il pensiero fisso di ricreare un paesaggio artificiale, è puramente stimolante. Non ho mai capito perché, di fronte ad una cosa bellissima, noi umani, utilizziamo la locuzione “ tanto bello da sembrare finto “; per ciò che concerne il presepe è esattamente l’opposto: se il lavoro è realizzato a regola d’arte allora si potrà esclamare che è “ tanto bello da sembrare vero “! Buone e felici feste a tutti i miei lettori ed amici.
L’Escala mon amour!
Un piccolo video per mostrare alcune delle numerose bellezze di questo straordinario paese catalano…
Ripreso con Nikon D300s by f.c.

















































































































































































































































































































